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al testo di Teresa Cassani
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ASCESA
Era arrivato il momento di ritrovare la parola piena di luce per lanciare uno sguardo al mondo da un punto più alto. Prima, aveva conosciuto e accettato uno stato di spoliazione per instaurare un vero dialogo, rinunciando alla propria parola per accogliere quella dell’altro con cui desiderava sentirsi una sola cosa. Aveva condiviso i pensieri dell’altro, si era calata in un sentire che, percependo in un unico senso la portata della commedia umana, aveva perso ogni motivazione per la vita e per l’espressione artistica, sentire che, in quel suo prossimo, aveva determinato, da una parte, una sorta di alienante adesione alla tecnica, dall'altra, un'ineluttabile aridità. Se prima aveva preferito il quotidiano, le contingenze spicciole, i micro mondi, adesso voleva ritornare alle questioni innervanti l’esistenza, quelle che erano sempre state le emergenze del suo scrivere, prima tra tutte la fede. Fede nel cammino da compiere, fede nel sacrificio e nel dolore quali elementi di purificazione e di salvezza, fede nella possibilità di essere seme crescente e creante. Quella quarantena, seppure inattesa e forzata, che coincideva con la Quaresima, era di forte impatto simbolico. La riflessione avrebbe dato avvio ad un’ascesa nella propria interiorità, per ritrovare, nel desiderio di riconoscerne nuovamente l’assoluto valore, la Parola prima oscurata. |
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